IL BUON LETTORE

“I libri pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole” (Luigi Pirandello)

 Eliana Forcignanò è “Guerrigliera” – Recensione

guerrigliera_cover

(di Raffaele Polo)

Se le donne, al tempo dei Borboni, erano matassine di seta, oggi preferiscono, evidentemente, un abito più consono e interpretano un’anima “Guerrigliera” come nella raccolta recentissima dei versi di Eliana Forcignanò, edita nella tradizionale veste tipografica de ‘ I Quaderni del Bardo’ nella collana ‘poesia’.
Versi che scorrono tutti di seguito, senza cadenze, titoli o esitazioni di alcun tipo, che ci esplicitano senza fronzoli e orpelli qual è il messaggio, più che il racconto, dell’animo sensibile ed esacerbato di Eliana. Vorremmo dire, con tono sommesso, che la nostra poetessa interpreta perfettamente quello che è l’animus della giovani donne attuali quando, scendendo nella profondità e riuscendo ad emergere nel più profondo del proprio sentire, si riscopre una profonda inquietudine e una dolorosa presa di coscienza per l’esistenza quotidiana ma si finisce per avere un facile raffronto con le poetiche dei nomi più conosciuti, da Bodini a Verri, dalla Merini alla Ruggeri in un coagulo di tematiche e sollecitazioni poco o nulla mitigate dal fare poetico che diventa professionalità e conoscenza del mestiere.
Il Poeta è, dunque, un mestierante?

No, la Forcignanò lo grida subito: I poeti qui ci sono stati/ ma non hanno avuto fortuna/ e la loro eredità ce la siamo/ giocata a dadi/ per una corona d’alloro.

E, nel percorso poetico di questa “Guerrigliera” ci accorgiamo, procedendo interessati, che il pizzico di cinismo e di polemica finisce per stemperarsi in un accorato canto allegorico di chi è costretto, ogni giorno, a continue concessioni alle sollecitazioni del mondo circostante, debole pur sentendo il proprio animo fiero e indistruttibile.

Poi succede che sentirai chiamare il tuo nome/uscito dal bar della stazione/mentre aspetti che la ferrovia/si sfaldi inghiottita dal mare…..

E allora, Eliana Forcignanò sorride amara e conclude:  Non varrà l’abitudine a salvarti/ la solitudine non ti avrà difeso/ dall’essere qualcuno che vive/ nel mondo tetro dal quale saresti fuggito.

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Questa voce è stata pubblicata il 5 gennaio 2016 da in Recensioni con tag , , , , , .

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