“I libri pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole” (Luigi Pirandello)
(di Raffaele Polo)
La prima impressione, leggendo “Il mio Vangelo (diario di un pellegrino)” di Manuel Mosè Buccarella, edito con Narcissus in una inconsueta veste tipografica è certamente emblematica.
Ci si chiede quale sia, in realtà, l’idea dell’autore: forse stupirci elencando i suoi incontri (anche sessuali) oppure la lista di ciò che servono come cibo e bevanda negli alberghi del Medio Oriente? Oppure comunicarci che, a un certo punto della propria vita, è bene abbandonare moglie e figli per continuare il proprio lavoro in ambienti più pittoreschi?
Oppure è una scusa per impartirci mini lezioni di politica e religione, con una incredibile faccia tosta, semplificando ogni avvenimento cruento alla lista dei buoni e cattivi, con l’idea, esplicitata più volte, che i cattivi ‘sembrano’ tali, ma in effetti sono tutti buoni, buonissimi, mentre siamo noi che….
E la religione, la conversione, l’idea di un Dio che tutto perdona, dov’è?
Forse abbiamo sbagliato libro? Oppure è il titolo fuorviante?
Poi, ci ripensiamo.
Scorriamo ancora le oltre 130 pagine di testo impaginato proprio come un semplice diario, e la verità viene fuori….
E’ come se andassimo sull’altare, tenendo con la sinistra il crocefisso e ai fratelli presenti raccontiamo la nostra vita, semplicemente, senza omettere nulla, in una sorta di autodafè, distaccandoci da ciò che abbiamo fatto e pensato, proprio per ripulire la nostra anima con una chiara confessione purificatrice.
Si, è vero: siamo attaccati al denaro, alla carriera, al sesso, alla vita di ogni giorno.
Si, siamo facili prede delle tentazioni della carne e abbiamo riscoperto la suggestione della Gerusalemme, simbolo reale dei luoghi santi nei quali il caso, il destino (la Provvidenza?) ci ha fatti arrivare… E siamo qui, fratelli, a confessare che abbiamo tentato di fuggire, credendo stoltamente che, per cambiare vita, basti cambiare città….
“La vera ricchezza non deriva dall’abbondanza dei beni materiali, ma da una mente serena” conclude Buccarella, al termine del suo avventuroso viaggio-pellegrinaggio.
Lasciandoci con questo asserto, quasi a chiederci perdono per tutto quello che è avvenuto in precedenza.
Ecco, in questo senso, ‘Il mio Vangelo’ può essere compreso e apprezzato.
E il messaggio del suo autore si rivela efficace e intellegibile.